Alloggio sociale anche temporaneo nelle nuove previsioni del Codice

Housing sociale: con il Terzo settore ampliate le opzioni di sviluppo per le politiche abitative e l’utilizzo degli immobili per finalità sociale.

di Gabriele Sepio e Ilaria Ioannone, Sole 24 Ore – 18 maggio 2023

La formula originaria dell’alloggio sociale, introdotta con il decreto ministeriale (Dm) del 22 aprile 2008, risponde all’esigenza di garantire in locazione permanente un’unità immobiliare ad uso residenziale per soddisfare le esigenze primarie dei nuclei familiari svantaggiati.

 

Si tratta, di un provvedimento normativo che ha come intento quello di ridurre il disagio abitativo e che, attraverso un’interlocuzione con l’Unione europea, ha permesso di escludere i contributi pubblici stanziati per la realizzazione degli stessi dall’ambito degli aiuti di Stato. Su tale fronte, infatti, il Dm citato riconosce ad operatori pubblici e privati che erogano il servizio di edilizia sociale in locazione permanente il diritto ad una compensazione costituita dal canone di affitto o da eventuali misure previste dalla Stato. Una possibilità, questa, che garantisce a tali soggetti un ragionevole avanzo di utile purché sussistano le condizioni previste dal Dm del 22 aprile 2008. A tal proposito, vale la pena ricordare che nel contesto dell’housing sociale per essere ammessi ai benefici fiscali (vedasi altro articolo in pagina) e ai finanziamenti è necessario che oggetto di intervento siano unità immobiliari concesse in locazione permanente a nuclei familiari svantaggiati o alloggi realizzati o recuperati da operatori pubblici e privati destinati alla proprietà o alla locazione temporanea per almeno otto anni (articolo 1 Dm citato).

 

Con la riforma del Terzo settore si assiste, invece, ad un ampliamento della dimensione sociale dell’housing grazie ad una nuova impostazione che ammette l’utilizzo degli immobili per destinazioni sociali ulteriori rispetto alla mera finalità abitativa.

 

Con la definizione introdotta all’articolo 5 del Codice del Terzo settore (Cts) il social housing esce dal paradigma dell’edilizia residenziale pubblica per promuovere azioni «integrate» con un forte impatto sulla comunità e sul territorio.

 

La norma, infatti, oltre alle finalità «classiche» previste dal decreto ammette anche la possibilità per gli enti del Terzo settore di porre in essere ogni altra attività di carattere residenziale temporaneo diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi.

 

L’alloggio sociale diventa così non solo un’opportunità per rispondere alla fragilità abitativa di nuclei familiari a basso reddito impossibilitati all’acquisto/locazione di un immobile a condizioni di mercato ma molto di più. La gestione immobiliare per finalità sociale da parte degli enti del Terzo settore punta, infatti, a fornire un piano di servizi integrati tesi a ridurre le disparità sociali nonché a rispondere alle esigenze dei singoli cittadini.

 

Pensiamo, ad esempio, ad un tema di stretta attualità in questi giorni, come quello degli alloggi temporanei a favore di studenti fuori sede che cercano una sistemazione per brevi o lunghi periodi. Applicando la formula prevista dal Dm sarebbe impossibile accedere ai vantaggi previsti per il social housing dal momento che, come visto, viene ancorato il concetto di temporaneità dell’alloggio ad un arco temporale di ben 8 anni. Termine che, di fatto, rischia di non ammettere la realizzazione di soluzioni abitative a carattere temporaneo in grado di soddisfare le esigenze degli studenti per tutta la durata del corso di laurea. Pertanto, non può non rilevarsi, come la maggiore versatilità della formula utilizzata dal Cts sembri, invece, rispondere meglio alle esigenze di ampliamento della fruizione sociale degli immobili anche a bisogni sociali, sanitari, culturali senza vincoli temporali. Rientrano, dunque, nell’ambito della disciplina del Terzo settore con possibilità di godere delle apposite risorse finanziarie dedicate agli Ets e dei relativi vantaggi fiscali (dettagli nell’altro articolo in pagina) ulteriori ipotesi di fruizione «non permanente» degli immobili, come , ad esempio, delle residenze per anziani, del co-housing per persone con disabilità nel contesto del Dopo di noi.

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